Is longus a Casteddu
Oggi ti racconto un piatto brutto ma buono. Is longus non sono quel genere di pietanza che dici “bene ora li cucino perché sai che foto stra fighe saltano fuori”?
I longus non sono un piatto sexy, non sono semplici da trovare, non sono semplici da cucinare, non sono un cibo per tutti i palati, ma se ti piacciono, se li trovi e se li sai preparare, ebbene allora sei in paradiso, il paradiso dei sardi.
Benvenuto.
Poche leggende in merito a is longus semplicemente l’antico buon senso del non buttare niente degli animali che venivano sacrificati per il benessere del nostro palato.
A Cagliari vanno a braccetto con is mannareddas delle quali ti parlerò durante la prossima puntata, e non sono una specialità esclusiva della mia città. I sardi, da nord a sud li conoscono e spesso ne vanno matti.
Il nome
Il termine is longus si traduce come i lunghi, ed in effetti si tratta dell’intestino crasso del bovino giovane, particolarmente lungo.
A Sassari invece sono detti “cannaguru“, e anche in quel caso il nome è particolarmente esplicativo :).
La preparazione
C’è davvero pochissimo da dire: la parte bassa dell’intestino, dopo essere stata lavata con molta cura viene rivoltata (proprio come se si trattasse di un calzino) di modo che le parti più grasse si trovino all’interno e le parti più umide all’esterno. Si preparano comunemente arrosto, ma non mancano le varianti fritte e ripiene di patate.
In rare circostanze si potevano preparare is longus anche con gli intestini dell’agnello, anche se si preferiva utilizzarli per la realizzazione de sa cordula e de sa tratalia delle quali abbiamo parlato altrove.
I libri
La ricetta compare, con grandissimo mio onore, anche nel libro “Cibo Identitario della Sardegna” di Alessandra Guigoni, capacissima antropologa che non posso che ringraziare.
I social
De is longus abbiamo parlato anche su fb e su instagram. Se vuoi partecipare alla conversazione clicca sui link in basso.
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