Di stampi per il pane, in Sardegna ce ne sono di ogni forma e tipo. Il supporto sul quale sono costruiti è quasi sempre lo stesso: il legno. Sa linna che viene lavorata in questa maniera si dice pintada o frorida e serve appunto per realizzare su pani pintau o froridu.
Normalmente si sceglieva il legno di pero, il perastro o il ginepro e a lavorare questi piccoli gioielli, inaspettatamente belli, profumati di selvatico e primordiale erano i pastori. Non è un caso che le forme più ricorrenti di questi stampi per il pane, dei veri e propri marcatori siano i cuori, meglio se fiammati. Si trattava di uno dei primi regali che l’uomo faceva alla donna.
L’uomo intagliava l’oggetto con l’uso del solo coltello, dimostrando in questa maniera non solo il proprio amore per la donna, ma pure la propria abilità, e in Sardegna l’abilità per lungo tempo è stata tutto.
Ovviamente i simboli e le forme dei marcatori del pane (che fra le altre cose hanno antecedenti illustri in epoca nuragica. Ti dico pintadera e non aggiungo altro) erano numerosi.
I decori avevano tutti un significato, fosse esso religioso, scaramantico o funzionale. In alcuni casi ad esempio il pane si marcava con le iniziali della proprietaria di casa. Non si trattava di ostentazione o egocentrismo: il simbolo tornava utile quando il pane si cuoceva in forni comuni. In altri casi era incisa sul timbro la parola “Ricordo” a segnalare il fatto che il timbro fosse stato donato, in altri casi veniva inciso un JHS con croce e chiodi a rappresentare la passione di Cristo e l’ordine Gesuitico. In altri casi la presa recava una caratteristica manufica dal valore squisitamente scaramantico.